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Immagine del redattoreGabriele Deodati

Tettoia in legno: Permessi e tipologie

Proteggere l’auto, soprattutto in inverno, o godersi il giardino al riparo dal sole. La tettoia in legno ha molte funzioni e un grande appeal per chi possiede uno spazio esterno. Questione di praticità, perché aggiunge un valore economico all’abitazione, ma anche di estetica e soprattutto di sicurezza.

Costruirla, però, non è così facile. Permessi a parte, sono tanti gli elementi che bisogna vanno tenuti in considerazione. Uno per tutti: i coni d’ombra che potrebbero addirittura costringere a cambiare l’intero sistema di illuminazione dell’abitazione.

Quanto ai modelli e alle forme, le opzioni si sprecano e, ovviamente, i prezzi oscillano vistosamente a seconda della grandezza e dei materiali.

Tettoia in legno: quali permessi

La costruzione di una tettoia in legno prevede il rilascio del permesso di costruire, nella maggior parte dei casi. La tettoia, infatti, è un vero e proprio elemento edilizio, che prevede il posizionamento di pilastri distanziati tra loro. Pur in assenza di pareti, perciò, è considerata un manufatto e il luogo che la ospita dev’essere una volumetria edificabile.

La regolamentazione è, di norma, di carattere nazionale ma esistono poi norme locali che potrebbero rendere necessari ulteriori documenti.

La costruzione di una tettoia, di fatto, aumenta la volumetria dell’abitazione. Dunque, si tratta di una nuova costruzione. Così la definisce il DPR 380/01, che include la tettoia in legno tra gli interventi di trasformazione urbanistica.

La tettoia in legno si qualifica come nuova costruzione, in particolare, qualora la sua realizzazione aumenti di oltre il 20% la volumetria dell’immobile. Detta in soldoni: quando una tettoia fa volume viene considerata alterazione dell’assetto originario dell’edificio.

Un altro elemento distintivo è costituito dalla cosiddetta funzione pertinenziale della tettoia da costruire. Vuol dire, che va valutato se la struttura possa essere considerata autonoma e utilizzabile in maniera indipendente rispetto all’unità immobiliare o se, invece, costituisca un suo accessorio. Nel primo caso, è indispensabile chiedere al Comune la licenza edilizia.

Tuttavia, una lista infinita di sentenze dei Tribunali amministrativi di tutt’Italia sono concordi nell’affermare che, poiché la tettoia è costituta da elementi inamovibili, non possa considerarsi una struttura precaria ma durevole nel tempo, che consente un aumento del godimento dell’immobile e anche un maggiore carico urbanistico.

Una nota a parte, infine, meritano le tettoie costruite sui terrazzi dei condomini, che non devono:

  • violare le norme sulle distanze minime (3 metri);


  • pregiudicare il decoro architettonico dell’edificio;


  • pregiudicare il decoro architettonico dello stabile;


Esistono, poi, rari casi in cui la costruzione della tettoia in legno non ha bisogno di permessi. In generale, quando la sua struttura non fa volume, ovvero se non supera 8mq la licenza di costruire non è necessaria (Tar Piemonte, Sentenza n. 198 del 2017)

Tettoia in legno: i materiali della struttura

Una volta sbrogliata la matassa dei permessi, è finalmente il tempo di analizzare le soluzioni. Trattandosi di una struttura fissa, le caratteristiche da rispettare dovranno essere la durevolezza e la facilità di manutenzione.

Il legno lamellare di pino o di abete è, in genere, la soluzione più gettonata perché la coesistenza di varie lamelle assicura resistenza alle intemperie e alle sollecitazioni del terreno. Il particolare tipo di lavorazione a cui è sottoposto conferisce a questo materiale stabilità e standard alti: il legno lamellare, infatti, è adatto a qualsiasi dimensione perché non si contrae né si deforma nel tempo.

Il legno massello è la sua grande alternativa. La lavorazione di questo materiale prevede le fasi di essiccazione e piallatura del tronco. Il suo più grande pregio è quello di essere non solo più resistente del legno lamellare ma anche più personalizzabile. Tuttavia, essendo un materiale naturale, è soggetto a deformazione, nel tempo, il che lo rende inadatto a strutture di grandi dimensioni che col passare degli anni potrebbero diventare poco stabili.

Fonte Edilizia.com


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