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Immagine del redattoreGabriele Deodati

TERMOSIFONI E FASCE ORARIE DI ACCENSIONE: COSA DICE LA LEGGE?

La crisi energetica si fa sentire sempre di più durante le stagioni estreme, infatti è molto più difficile stare attenti ai limiti di consumo, quando fa molto freddo o molto caldo, quando è molto più invitante accendere condizionatori o termosifoni per mitigare gli ambienti.

Per evitare degli sprechi, sono state decise alcune regole in merito agli orari di accensione, ma vediamo che succede quando questi non vengono rispettati.

Orario di accensione dei termosifoni: i provvedimenti

Per far fronte alla crisi e agli sprechi energetici, il Governo ha varato una serie di provvedimenti sulle politiche di consumo e, fra questi, rientrano anche gli orari di accensione dei termosifoni.

La regola è molto semplice: tutti i radiatori e i caloriferi hanno un limite massimo di funzionamento giornaliero. Naturalmente, il numero di ore che questi elementi rimangono accesi varia da città a città, comuni che hanno temperature più rigide hanno un limite più alto (come Milano che ha un tetto massimo di 13 ore), mentre comuni con temperature più calde hanno un limite più basso (Palermo ad esempio ha un massimale di 7 ore).


Gli orari

La normativa non solo prevede un tetto massimo di consumo giornaliero, ma una regola propedeutica ad un ulteriore politica di risparmio energetico è quella che vede la possibilità di far funzionare i termosifoni solamente in delle specifiche fasce orarie.

La decisione riguardo la fascia di accensione varia in base al comune o, talvolta, anche in base alle singole delibere condominiali, ma in ogni caso il massimale di ore giornaliere va sempre rispettato.

Termosifoni accesi più del dovuto: sanzioni e penali

Talvolta, può capitare non si rispetti il tetto massimo di accensione dei termosifoni. In questo caso, va detto che le sanzioni a cui si rischia di andare incontro possono essere particolarmente pesanti: infatti, per i trasgressori sono previste delle multe molto salate a partire da 3000 euro o addirittura nei casi più gravi anche l’interruzione del servizio erogato (ad eccezione di quelli essenziali come l’acqua).

Fonte immobiliare.it




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