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Immagine del redattoreGabriele Deodati

STOP ALL’AGGIORNAMENTO DEI VALORI CATASTALI DAL GOVERNO MELONI: NIENTE IMPATTO SU IMU E ISEE

Riforma del catasto, dietrofront. Il Governo Meloni ha deciso di frenare. Il 2023 avrebbe potuto essere l’anno in cui, nel concreto, mettere mano alla riforma del Catasto e procedere con la rivalutazione dei valori, sulla base di un disegno di legge delega che il precedente esecutivo aveva trasmesso alle Camere addirittura a fine 2021.

Ma, in realtà, della necessità di questa riforma si parla da più tempo. Si tratterebbe in effetti di un aggiornamento epocale, che necessiterebbe di assunzione di personale, in forza all’Agenzie delle Entrate, e che avrebbe diversi scopi.

Uno tra i tanti, fotografare finalmente a dovere il patrimonio edilizio italiano, dal momento che si stima la bellezza di più di 1 milioni di immobili fantasma, ossia non censiti in alcun modo.

Ma la parte più controversa della riforma è quella che riguarda la revisione dei valori, perché andrebbe a toccare direttamente le tasche degli italiani. E di rimando, il potenziale incasso per enti locali ed erario.

Cosa è il valore catastale

Il valore catastale di un immobile, in breve, è quel valore sulla base del quale si pagano diverse imposte (compravendite, successione), ma che serve anche ad esempio per stabilire il reale patrimonio di una persona o di un nucleo famigliare.

Questo valore, che deriva direttamente dalla rendita catastale di ciascun immobile, nel corso degli anni si è allontanato sempre di più rispetto al valore di mercato. In breve, mentre i prezzi delle case salivano, questo rimaneva fermo.

Dunque, anche per un discorso di equità fiscale, sarebbe opportuno tenerne conto. La riforma sembrava dove rientrare nell’agenda del nuovo Governo, ma alcuni giorni fa Maurizio Leo, viceministro per l’Economia, ha pronunciato parole piuttosto chiare:

Sul punto bisognerà fare un po’ di chiarezza. Se guardiamo ai Paesi Ue, in quasi nessun Paese c’è stato un aggiornamento dei valori immobiliari. I nostri valori catastali non meritano un’accelerazione nell’aggiornamento. In Austria dal 1973 non sono stati fatti aggiornamenti dei valori catastali, in Belgio dal 1975 e in Francia dal 1970. Gli aggiornamenti dei nostri valori catastali risalgono al 1988-89. Non possiamo dire di essere la cenerentola dell’aggiornamento dei valori catastali.

A onor del vero, anche il vecchio Governo aveva cercato una posizione soft. E aveva disposto di introdurre le novità, inizialmente però senza aggiornare le imposte immobiliari, quindi senza danneggiare gli italiani. Adesso il dietrofront è ancora più marcato. Questa parte della riforma può aspettare.


Stop all’aggiornamento dei valori catastali

Sono stati redatti diversi studi su questo argomento. In un approfondimento redatto dall’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica (basato su dati pubblici dell’Agenzia delle Entrate) emerge come la differenza tra valore reale di mercato e valore catastale degli immobili sia generalmente del doppio.

Si va dal punto più basso della forchetta, come il Molise, in cui i valori catastali andrebbero moltiplicati per 1,49 per raggiungere il corretto valore di mercato, fino a punte come il Trentino – Alto Adige dove addirittura la quota andrebbe triplicata. In mezzo, tante Regioni come Liguria, Lombardia, Lazio in cui in media occorrerebbe raddoppiare.

Ma quali sono gli aspetti pratici?

Due versanti su cui la revisione si farebbe sentire subito sono l’Imu e l’Isee. L’Imu (la vecchia Ici) è l’imposta municipale che si versa ai Comuni, calcolata appunto sui valori catastali e che grava sulle seconde case e successive.

La “prima casa”, invece, attualmente in Italia non è tassata. L’Isee, invece, è quell’indicatore della ricchezza delle famiglie, che tiene conto anche delle proprietà immobiliari, compresa la prima casa.

È un indicatore molto utilizzato, perché serve per capire se i nuclei hanno diritto o meno a un lungo elenco di prestazioni agevolate, dallo sconto sulle tasse universitarie e dell’asilo nido, fino alla riduzione sulla tassa rifiuti o assegni di maternità.

Il centro studi UIL Servizio Lavoro, Coesione e Territorio ha condotto un’analisi in cui ha stimato il potenziale effetto della riforma dei valori catastali in alcune grandi città.

Dall’elaborazione emerge che a livello nazionale mediamente le rendite aumenterebbero del 128,3% con punte del 189% a Trento, 183% a Roma, 164% a Palermo, 155% a Venezia, 123% a Milano.

L’Imu sulle seconde case passerebbe da un importo medio di oggi, pari a 896 euro, a 2.046 euro. Dunque sarebbe più che raddoppiato.

A Roma si passerebbe dagli attuali 1.992 euro a 5.640 euro, a Milano da 1.838 a 4.098 euro, a Napoli da 1.271 a 2.229 euro e così via.

Per quanto riguarda l’Isee, invece, dove si prende anche in considerazione l’abitazione principale, nella media nazionale il suo valore aumenterebbe di 75mila euro, con punte di 213mila euro a Roma, di 142mila a Milano e Venezia, 99mila a Trento, 76 mila euro a Palermo.



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