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Immagine del redattoreGabriele Deodati

Professionisti, il 25% continuerà a usare lo smart working anche dopo la pandemia

Chiusure, impatto negativo sui redditi, ma anche nuove opportunità date dallo smart working. Il IV Rapporto sulle libere professioni, curato dall’Osservatorio delle libere professioni di Con professioni e presentato ieri a Roma, fotografa la situazione dei liberi professionisti in Italia.

Ne è emerso un quadro eterogeneo, con disparità reddituali tra uomini e donne, il riscatto delle Regioni del Sud, ma soprattutto la voglia di reagire alla crisi acuita dalla pandemia.

Smart working, un quarto dei professionisti continua a utilizzarlo

La vera novità per tutte le attività professionali, e per il lavoro in generale, è stata lo smart working, cioè il lavoro da remoto imposto dal lockdown.

Per molti professionisti si è trattato di un’opportunità da continuare ad utilizzare. Il 25% degli intervistatati ha dichiarato che continua a servirsene.

Professionisti, con la pandemia 38mila chiusure

Prendendo come riferimento tutte le aree professionali, il rapporto mostra che nel 2020 38mila professionisti hanno chiuso i battenti, con un calo 2,7% rispetto al 2019. I più colpiti sono stati gli studi professionali con dipendenti, calati del 7%, ma in generale sono andati persi 154mila posti di lavoro (-2,9%).

Il calo più forte è stato registrato al Nord (-6,6%), mentre nel Centro-Sud Sardegna è stato registrato un incremento del 3,5%, con segnali di ripresa prevalentemente in Basilicata e Sicilia.

Professionisti, in 10 anni crescita trainata dalle donne

Nel 2020 sono circa 1 milione e 430 mila i professionisti in Italia, che nonostante la frenata causata dalla pandemia, registrano un aumento di quasi 250mila unità in più rispetto al 2009.

Gli uomini rappresentano il 64,4% della popolazione professionale, ma sono le donne a sostenere la crescita occupazionale degli ultimi 10 anni, con un aumento di circa 165 mila unità rispetto al 2010, mentre la popolazione maschile sale di circa 47 mila unità.

I professionisti dell’area tecnica rappresentano il 17% del totale.

Professionisti di area tecnica, l’impatto della pandemia

Secondo il rapporto, l’impatto della pandemia si è fatto sentire prevalentemente nelle professioni a maggior specializzazione e in quelle dell’area tecnica, dove si registrano le maggiori perdite occupazionali.

Le perdite nelle attività professionali, scientifiche e tecniche sono dell’1,5%, abbastanza contenute rispetto al crollo dell’11,7% registrato nel settore commercio, finanza e immobiliare.

Professionisti, la riscossa del Mezzogiorno

Quasi la metà di tutti i liberi professionisti italiani si trova al Nord, con oltre 706 mila unità che rappresentano il 48,5% del totale, in flessione rispetto al 2009.

Al Centro i professionisti sono scesi a 365mila unità, mentre nel Mezzogiorno i professionisti sono invece 385 mila.

Professionisti, il calo dei redditi non coinvolge tutti

Il reddito annuo medio dei professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps è crollato da 25.600 euro del 2019 a 24.100 euro del 2020, con una variazione annua del -5,7%.

Per i professionisti iscritti alle Casse previdenziali, si registra una realtà eterogenea. Nel 2019 i redditi dei professionisti ordinistici si stabilizzano a quota 35.500 euro: un dato negativo rispetto ai 37.500 euro del 2010. Considerando i 5 anni del periodo 2014-2019, emerge che crescono i redditi di consulenti del lavoro (+33,4%), ingegneri e architetti (+10,4%), geometri (+9,4%) e avvocati (+3,4%), mentre crollano quelli degli agrotecnici (-37,2%), periti agrari (-30,8%).

Professionisti, più alti i redditi degli uomini

Il rapporto mostra anche un divario reddituale tra uomini e donne. Nella fascia d’età tra i 50 e i 60 anni, gli uomini guadagnano in media più di 23 mila euro rispetto alle colleghe donne.

Il divario è più attenuato nelle fasce più giovani e tra le professioni non ordinistiche, dove nel 2020 il reddito medio degli uomini supera quello delle colleghe di circa 5.600 euro.

Professionisti: lauree e settori più gettonati

Tra le discipline più gettonate ci sono Informatica e Tecnologie Ict e ingegneria industriale, mentre crollano architettura, ingegneria civile e giurisprudenza.

La libera professione attrae meno giovani. Tra il 2010 e il 2019 i giovani che hanno ottenuto l’abilitazione per la libera professione è passato da 59.865 a 49.843, con un crollo di oltre il 16%. Una battuta d’arresto che coinvolge in particolare le professioni tecniche


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