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Immagine del redattoreGabriele Deodati

NOVITÀ DEL CODICE APPALTI 2023: ECCO QUALI SONO

Il Nuovo Codice Appalti 2023 ha portato alcune significative modifiche per quanto riguarda la gestione degli appalti pubblici.

Vi elenchiamo alcune modifiche importanti della normativa dlgs 36/2023 che cambierà il modo di fare edilizia pubblica per le stazioni appaltanti.

Quando entra in vigore il nuovo Codice Appalti 2023?

Il dlgs 36/2023, meglio noto come Nuovo Codice Appalti, è entrato in vigore il 1° aprile 2023 con una serie di riforme richieste al governo italiano dalla Commissione europea per l’attuazione del Pnrr.

Nonostante il decreto legge sia già stato pubblicato in GU, le sue disposizioni, con i relativi allegati, acquisteranno efficacia dal 1° luglio 2023: questo vuol dire che tutti i bandi pubblicati prima del 1° luglio continueranno a seguire le vecchie disposizioni normative come da dlgs 50/52016.

Quali sono le principali modifiche al Codice degli Appalti?

Il nuovo Codice degli Appalti accoglie le deroghe varate durante il periodo Covid – dl 76/2020 o decreto semplificazioni – per accelerare l’assegnazione degli appalti e rende ufficiale le nuove soglie per l’affidamento diretto e anche per le procedure negoziate.

Nuove soglie di importi degli appalti pubblici

Modifiche significative alle nuove soglie di importi per le procedure sottosoglia:

  • nel caso di opere fino a 150mila euro oppure fino a 140mila euro nel caso dei servizi e delle forniture, è previsto dal 1 luglio l’affidamento diretto, senza obbligo di consultazione di più operatori economici ma nel rispetto dei principi generali;

  • nel caso di lavori per importi pari o superiore a 150mila euro ma inferiore a 1 milione di euro non è necessario pubblicare un bando, ma è prevista la procedura negoziata, previa consultazione di almeno 5 operatori economici;

  • per i cantieri pubblici di importo pari o superiore a 1 milione di euro ma inferiori alla soglia comunitaria pari a 5,3 milioni di euro, il nuovo Codice Appalti prevede la possibilità di procedere senza bando ma con procedura negoziata previa consultazione di almeno 10 operatori economici.

Una quasi totale liberalizzazione degli appalti pubblici, al fine di agevolare l’apertura di nuovi cantieri.

Il nuovo ruolo del Rup

Tra le modifiche apportate al codice Appalti vi è la ridefinizione del ruolo del Responsabile unico del progetto, il Rup.

Dapprima unico responsabile di tutto il procedimento, oggi la figura del Rup subirà un alleggerimento delle responsabilità.

Digitalizzazione del cantiere

Il Codice degli Appalti punta a rafforzare il ruolo delle piattaforme digitali. Da gennaio 2024 è prevista una banca dati con le informazioni sulle imprese, definita come una carta di identità digitale.

In particolare, l’articolo 109 demanda all’Anac l’istituzione di un sistema digitale di monitoraggio delle prestazioni delle imprese.

Il nuovo Codice Appalti conferma anche l’obbligo di l’utilizzo del BIM (già definito nel dm 560/2017 e dal dm 312/2021) a far data 1 gennaio 2024 il BIM verrà utilizzato per la progettazione e la realizzazione di tutte le opere di nuova costruzione, e per gli interventi sulle costruzioni esistenti di importo a base di gara superiore a 1 milione di euro.


Subappalto a cascata e concessioni

Si adegua alla normativa europea il nostro legislatore degli appalti pubblici introducendo, quindi, il cosiddetto subappalto a cascata e lasciando facoltà discrezionale alle stazioni appaltanti

Il nuovo Codice stabilisce anche l’obbligo per i concessionari di cantieri senza gara, di appaltare a terzi tra il 50 e il 60% dei lavori, dei servizi e delle forniture. Questo non vale per i cantieri del settore ferrovie, aeroporti, gas, luce.

Tutela del Made in Italy

Inserito un nuovo criterio premiale che ha come obiettivo la salvaguardia del “Made in Italy”.

In pratica, sarà riconosciuto un punteggio più alto alle stazioni appaltanti che useranno prodotti provenienti dall’Italia o dai paesi membri dell’Unione Europea.

Revisione obbligatoria dei prezzi

Tra le novità, viene inserita obbligatoriamente nei contratti pubblici la clausola di revisione dei prezzi.

Per variazioni dei costi maggiori del 5% dell’importo complessivo, questa scatterà automaticamente. La compensazione coprirà l’80% della variazione che sarà valutata con riferimento agli indici sintetici Istat.

Fonte immobiliare.it




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