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Immagine del redattoreGabriele Deodati

APPROVATA LA DIRETTIVA “CASE GREEN”: COSA FARE ADESSO?

In materia di ristrutturazione ed edilizia green, l’Europa ha dato il via ad una serie di norme e direttive per l’ottenimento di riduzione delle emissioni entro il 2030, con obiettivi ancor più ambiziosi per il 2050.

Ma questo cosa comporterà per i cittadini? Ebbene, la maggior parte dei provvedimenti riguarderà la ristrutturazione delle case e l’ottimizzazione delle classi energetiche.

Case green: il programma energetico

Ieri, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva inerente le performance energetiche degli edifici (abitazioni private, ma anche uffici, fabbriche, etc.).

La normativa ha lo scopo di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 date dai consumi energetici delle abitazioni private; prevede, infatti, che tutti gli edifici di natura abitativa privata debbano raggiungere entro il 2030 la classe energetica di tipo “E”, e “D” entro il 2033.


Cosa c’entra la ristrutturazione delle case con le emissioni?

Ogni edificio ha dei consumi energetici: gli impianti di climatizzazione, l’apporto di acqua calda, il gas per cucinare, etc.

La classe energetica di una casa, quindi, indica quanto è efficiente l’utilizzo di questi impianti, di conseguenza una classe energetica bassa consumerà molto di più rispetto ad una classe più alta (con un evidente riscontro anche in bolletta).


Esistono dei bonus?

Ad oggi, esistono bonus e agevolazioni per la ristrutturazione o anche l’acquisto di case che abbiano una classe energetica alta: ad esempio sull’acquisto di una “casa green” (classe A o B) si può ottenere una detrazione al 50% dell’IVA, a patto di acquistarla entro il 31 dicembre 2023.

Ma anche lo stesso Superbonus (recentemente modificato dall’attuale Governo) era inserito all’interno di questo ambizioso programma.

Case green: la situazione in Italia

In Italia, purtroppo, la situazione è abbastanza complessa:


  • da una parte circa 11 milioni di abitazioni sono di una classe energetica inferiore alla D (dati raccolti da Enea), per una percentuale del 74%;

  • dall’altra esistono anche numerosissimi edifici di importanza storica e culturale che invece sono esonerati dall’attuale normativa europea.

Fonte immobiliare.it



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